Perché il primo maggio è la Festa dei lavoratori

Perché il primo maggio è la Festa dei lavoratori

Da circa 130 anni, in Italia e in quasi tutto il mondo, il primo maggio è la data scelta celebrare la Festa dei lavoratori (anche detta Festa del lavoro): la maggior parte delle persone ha il giorno libero, e si organizzano manifestazioni e raduni per invocare alcuni diritti, rivendicarne altri o semplicemente riaffermare quelli acquisiti. La Festa dei lavoratori è la giornata che rappresenta le lotte per migliori condizioni di lavoro.

Fu dichiarata Festa internazionale dei lavoratori nel 1889, a Parigi, durante il congresso che diede vita alla Seconda Internazionale, organizzazione che riunì i partiti socialisti europei fino alla Prima guerra mondiale. Tuttavia già da qualche anno veniva celebrata in alcuni paesi per via di una vicenda avvenuta a Chicago, negli Stati Uniti, nel periodo in cui i sindacati cercavano di ottenere una giornata lavorativa limitata a 8 ore.

L’episodio è noto come Haymarket Affair e risale al 1886. In quel periodo gli Stati Uniti erano già in una fase avanzata del processo di industrializzazione e i sindacati erano forti e ben organizzati. Per il primo maggio fu organizzato uno sciopero generale in tutto il paese, definito dai sindacati “La Grande Rivolta”, vista con notevole preoccupazione dalle polizie delle maggiori città.

Le manifestazioni proseguirono nei giorni successivi e il 3 maggio i lavoratori di una fabbrica produttrice di mietitrebbie chiamata McCormick si scontrarono con la polizia. Gli agenti avevano ricevuto ordine di reprimere le proteste anche con la violenza e alcuni di loro spararono agli operai ferendone diversi e uccidendone sei. In risposta, un’associazione anarchica di lavoratori organizzò una nuova manifestazione il giorno successivo, in piazza Haymarket, dove si teneva il mercato delle macchine agricole. Doveva essere una protesta pacifica, tant’è che presenziò brevemente anche il sindaco di Chicago, ma verso la fine, quando gli agenti di polizia intervennero per sgomberare gli operai, qualcuno tirò verso di loro una bomba. L’esplosione uccise sette agenti e ne ferì sessanta. Subito dopo, la polizia sparò sulla folla e uccise tre manifestanti.

Il responsabile del lancio della bomba non fu mai accertato, ma dopo la manifestazione di quel giorno l’isteria anti-operaia e anti-socialista – già piuttosto alta – si diffuse ancora di più. Quasi tutta la stampa americana accusò i lavoratori immigrati di terrorismo anti-americano, alimentando un clima già tesissimo che portò all’arresto di centinaia di sospetti in tutto il paese. Sebbene non sia mai stato trovato il responsabile dell’attacco, otto anarchici furono accusati di cospirazione e omicidio, nonostante alcuni di loro non fossero neanche presenti alla manifestazione di Haymarket. Il processo che seguì le accuse fu sbrigativo e portato avanti con il chiaro obiettivo di ottenere una condanna: furono presentate prove false e la giuria era manipolata.

Lino Grimaldi Avino

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